Se c’è una cosa che faccio proprio fatica a comprendere è come mai se un bambino, o un neonato, deve essere ricoverato in ospedale nessuno mette in discussione che sia sempre presente con lui un genitore, e anzi, è obbligatorio che sia così, questo non succede nel caso in cui il bambino sia ancora più vulnerabile, come nel caso dei bambini nati pretermine.
Questa contraddizione in termini mi ha sempre impensierito molto. Di spiegazioni logistiche plausibili sono certa che ne troviamo tutti diverse, in primis il fatto che un reparto ad alta intensità di cure non può “stare dietro” anche alla famiglia del paziente. Ma come mai in molti ancora faticano a considerare i genitori come le prime persone in grado di “stare dietro” al paziente, sebbene piccolissimo? Credo, ma più che altro temo, che i genitori vengano lasciati fuori dai reparti perché, di fatto, non si riconosce quel bambino come una persona avente specifici bisogni e diritti.
L’emergenza COVID ha sommerso, tra le tante, anche le voci dei genitori dei neonati pretermine che si sono visti cacciare fuori dai reparto al pari di tutti gli altri visitatori dell’ospedale. Ma siamo sicuri che questi genitori fossero davvero visitatori? E siamo sicuri che sia legittimo, dopo tutti questi mesi, continuare a lasciare questi genitori ancora fuori dalle porte delle Terapie Intensive Neonatali a struggersi sapendo poco o niente di come sta il loro bambino?
Tra tutti gli argomenti affrontabili sulla prematurità quello della presenza dei genitori a fianco del bambino, e anche del personale sanitario, credo sia uno di quelli che in assoluto mi sta più a cuore che mi fa molto arrabbiare quando sento che si accampano le motivazioni più disparate per fare in modo che i genitori non entrino in reparto.
In questi giorni GLANCE, la Global Alliance for Newborn Care, ed EFCNI, l’European Foundation for the Care of Newborn Infants, hanno lanciato una campagna di sensibilizzazione che mi sento di promuovere: “ZERO SEPARATION! Insieme per la migliore assistenza!“.
L’obiettivo di questa campagna è quello di sensibilizzare sulle esigenze dei bambini nati pretermine e delle loro famiglie. I bisogni di cui si parla non sono dettate dalle sensazioni dei genitori ma sono documentate in decine e decine di studi scientifici internazionali che misurano in modo oggettivo quanto la presenza dei genitori accanto al loro bambino migliori gli esiti a breve e lungo termine anche nel caso di bambini piccolissimi.
Alla campagna, oltre a moltissime associazioni di genitori, primo tra tutti “Vivere onlus- coordinamento italiano delle associazioni per la neonatologia”, hanno aderito anche importanti società scientifiche. Tra queste anche la SIN, che oltre all’adesione formale all’evento spero possa davvero prendere provvedimenti nei confronti di quanti ancora lasciano i genitori fuori dalla porta del reparto, oggi con la scusa del COVID, ieri con quella delle infezioni o della mancanza di spazio e domani chissà con quale!
Mi espongo, ci metto la faccia e non ho paura! Sapete perché? Perché quando la sera appoggio la testa sul cuscino dopo essere stata ore al telefono con genitori in lacrime che non vedono il loro bambino da giorni, che mi chiedono cosa si possa fare per cambiare la situazione e che mi chiedono aiuto perché non sanno con chi parlarne, la notte in bianco la passo anche io perché non ho le risposte che vorrebbero e voglio quindi, nel mio piccolo, piccolissimo, sperare che si parli sempre di più dell’importanza del ruolo del genitore in TIN!
Se c’è una cosa che faccio proprio fatica a comprendere è come mai se un bambino, o un neonato, deve essere ricoverato in ospedale nessuno mette in discussione che sia sempre presente con lui un genitore, e anzi, è obbligatorio che sia così, questo non succede nel caso in cui il bambino sia ancora più vulnerabile, come nel caso dei bambini nati pretermine.
Questa contraddizione in termini mi ha sempre impensierito molto. Di spiegazioni logistiche plausibili sono certa che ne troviamo tutti diverse, in primis il fatto che un reparto ad alta intensità di cure non può “stare dietro” anche alla famiglia del paziente. Ma come mai in molti ancora faticano a considerare i genitori come le prime persone in grado di “stare dietro” al paziente, sebbene piccolissimo? Credo, ma più che altro temo, che i genitori vengano lasciati fuori dai reparti perché, di fatto, non si riconosce quel bambino come una persona avente specifici bisogni e diritti.
L’emergenza COVID ha sommerso, tra le tante, anche le voci dei genitori dei neonati pretermine che si sono visti cacciare fuori dai reparto al pari di tutti gli altri visitatori dell’ospedale. Ma siamo sicuri che questi genitori fossero davvero visitatori? E siamo sicuri che sia legittimo, dopo tutti questi mesi, continuare a lasciare questi genitori ancora fuori dalle porte delle Terapie Intensive Neonatali a struggersi sapendo poco o niente di come sta il loro bambino?
Tra tutti gli argomenti affrontabili sulla prematurità quello della presenza dei genitori a fianco del bambino, e anche del personale sanitario, credo sia uno di quelli che in assoluto mi sta più a cuore che mi fa molto arrabbiare quando sento che si accampano le motivazioni più disparate per fare in modo che i genitori non entrino in reparto.
In questi giorni GLANCE, la Global Alliance for Newborn Care, ed EFCNI, l’European Foundation for the Care of Newborn Infants, hanno lanciato una campagna di sensibilizzazione che mi sento di promuovere: “ZERO SEPARATION! Insieme per la migliore assistenza!“.
L’obiettivo di questa campagna è quello di sensibilizzare sulle esigenze dei bambini nati pretermine e delle loro famiglie. I bisogni di cui si parla non sono dettate dalle sensazioni dei genitori ma sono documentate in decine e decine di studi scientifici internazionali che misurano in modo oggettivo quanto la presenza dei genitori accanto al loro bambino migliori gli esiti a breve e lungo termine anche nel caso di bambini piccolissimi.
Alla campagna, oltre a moltissime associazioni di genitori, primo tra tutti “Vivere onlus- coordinamento italiano delle associazioni per la neonatologia”, hanno aderito anche importanti società scientifiche. Tra queste anche la SIN, che oltre all’adesione formale all’evento spero possa davvero prendere provvedimenti nei confronti di quanti ancora lasciano i genitori fuori dalla porta del reparto, oggi con la scusa del COVID, ieri con quella delle infezioni o della mancanza di spazio e domani chissà con quale!
Mi espongo, ci metto la faccia e non ho paura! Sapete perché? Perché quando la sera appoggio la testa sul cuscino dopo essere stata ore al telefono con genitori in lacrime che non vedono il loro bambino da giorni, che mi chiedono cosa si possa fare per cambiare la situazione e che mi chiedono aiuto perché non sanno con chi parlarne, la notte in bianco la passo anche io perché non ho le risposte che vorrebbero e voglio quindi, nel mio piccolo, piccolissimo, sperare che si parli sempre di più dell’importanza del ruolo del genitore in TIN!